Ricordo l'istante prodigioso: all'improvviso mi sei apparsa tu, quale fuggevole visione, quale spirito di pura bellezza. Nella tristezza priva di speranza, nel tumulto di vanità chiassoso, udivo a lungo la tua tenera voce, sognavo i tuoi celesti lineamenti. Anni trascorsero. Tempeste travolsero i sogni d'un tempo, scordai la tua tenera voce. scordai i tuoi celesti lineamenti. Recluso passavo in silenzio giorni di vuoto grigiore, senza fede, senza ispirazione, senza lacrime, né vita né amore. Giunto è all'anima il risveglio: di nuovo mi sei apparsa tu, quale fuggevole visione, quale spirito di pura bellezza. E palpita nell'ebrezza il cuore e tutto già in me risorge, e la fede, e l'ispirazione, e la vita, e lacrime, e amore. (Puškin, 1825)
se la vita ti tradisce
Se la vita ti tradisce, Non dolerti né infuriarti! Nell'affanno serba quiete: L'allegria, credi, verrà. Vive il cuore nel futuro, Il presente è desolato: Tutto è istante, tutto passa: Ciò che passa sarà amato. (Puškin, 1825)
nel silenzio
in queste lente sere solitarie, quando indugia lungamente il giorno in un'ultima striscia dietro i colli e già appare la luna ed una stella, non so nutrire più lunghi pensieri. Nel ronzio quieto del silenzio si muove solo un lieve trepestio, un andirivieni come di topini o di scaglie portate dalle onde su e giù prima del sonno.
violette
Alle conseguenze delle guerre non voglio aggiungere anche quella di non rivolgere lo sguardo alla fioritura puntuale dei ciliegi, alle margherite e le violette e i tarassachi, sui bordi delle strade, sui cigli dei campi e dei fossati. Quando, quasi sulla soglia del congedo, si conosce ormai per intero la propria inconcludenza, forse solo in questo sguardo si trova qualche senso del proprio essere nel mondo.
pronostici
It is not, nor it cannot come to good.* Troppe le negazioni. Ma con buona pace d'ogni logica, il bene si rivela un'opzione improbabile, una parola incerta, un porto cui si giunge a stento dopo dura mitraglia - un singulto che si spegne in fine riga. ___________________ *Amleto all'inizio della sua tragedia
considerazioni di un soldato
Ma se il motivo della guerra non è buono, il re ha un conto pesante cui rispondere, quando tutte quelle gambe e braccia e teste, smembrate in battaglia, nell'ultimo giorno si ricongiungeranno, e tutti grideranno "Noi morimmo in quel tal posto; alcuni bestemmiando, altri invocando un chirurgo, piangendo per le proprie mogli lasciate in miseria, per i debiti non pagati, per i bambini rimasti senza riparo, nudi". Pochi quelli che muoiono bene in battaglia, temo: e come potrebbero, quando il loro argomento è il sangue? E, se questi uomini non muoiono bene, la faccenda sarà nera per il re che ve li ha condotti. Shakespeare, Enrico V, atto IV
segnali
Prevale il grigio in queste mattinate, ma la mimosa dal suo angolo mostra sotto una nube pallida di verde il tenero giallo dei suoi grappoli, e a pochi metri, lungo il marciapiede, il verduraio espone in bella vista coi piselli, preziosi come oro, le viole variegate del pensiero.
argomentazioni
Il Comune ha infine approvato la posa d'una statua di donna tra gli egregi uomini del Prato. Verrà discusso in seguito quale sarà la prescelta. Nel frattempo tra i contrari c'è chi ha argomentato che non sarebbe proprio il caso di perdersi in queste frivolezze quando c'è da pensare alle bollette.
visita al Santo
Sovrastata dalle tonde mammelle delle cupole e ornata dal ricamo semplice e discreto dei suoi archi, ha un che di casalingo e di materno l'ampia facciata del Santo, rosea come le colorite sue madonne che gioiose sorridono all'interno. Fredda invece di marmi la cappella mortuaria, tutta bianca con la nera lastra su cui - anche ora, sfidando ogni prudenza - a palmo ben aperto poggiano le mani i fedeli, sperando, come nel medioevo, che emani dalle magre ossicine mutilate un miracoloso flusso che risani. Sul sagrato pochi colombi al sole e, contro il grande azzurro luminoso, un gabbiano, che scruta il panorama dalla testa del Gattamelata.
apprendisti
Le mattine e le sere ultimamente sono state di un rosa pastello svaporante in un tenue cilestrino, come nei disegni sul quaderno, quando la maestra ci insegnava a sfumare i colori con il dito per far soffuso il cielo sulla carta. Ma spesso noi poi lo si sporcava con l'impronta macchiata del grigio della grafite nera. Proprio come dev'essere accaduto stamattina, per scelta o per sbaglio, su nei cieli.